Tante persone assumono integratori alimentari ma fanno davvero bene? I risultati di un recente studio evidenziano risultati preoccupanti.
In commercio si vendono non meno di 80mila tipi di integratori alimentari che vantano effetti benefici per la salute. Il giro d’affari che c’è dietro questi integratori ha superato i 150 miliardi di dollari nell’ultimo anno negli Stati Uniti.
Un guadagno che si è avvicinato a quello dei farmaci veri e propri. Ma gli integratori alimentari fanno davvero bene? Stando ad un recente studio i risultati non sono affatto positivi, anzi tutt’altro.
Gli integratori alimentari più che fare bene, fanno male alla salute. Secondo alcune stime, nel decennio 2010-2020 negli Stati Uniti gli integratori non controllati hanno provocato un aumento della necessità di trapianti di fegato del 70%, rispetto a quanto accaduto tra il 1994 e il 2009.
Uno studio pubblicato su Jama da un gruppo di esperti che lavora da tempo sul tema dei rischi per il fegato degli integratori e sulle lacune della regolamentazione del mercato statunitense. I ricercatori dell’Università del Michigan di Ann Arbor, infatti, avevano già pubblicato, nel 2019, una ricerca preoccupante.
Nello studio sono stati analizzati 272 prodotti normalmente venduti negli Stati Uniti ed è emerso che il 51% di essi aveva etichette sbagliate, che non illustravano quanto effettivamente contenuto (verificato tramite test specifici) e che gli effetti che vantavano (perdita di peso, vigore sessuale, aspetti estetici), non erano dimostrati.
Se già questo era allarmante, ora la situazione èa ancora più preoccupante. È stato verificato un campione significativo di popolazione che aveva preso parte a una delle rilevazioni chiamate NAHNES (da National Health and Nutrition Examination Survey) a sei integratori di origine vegetale potenzialmente tossici per il fegato.
Questi contenevano la curcumina, il tè verde, la cimicifuga o black cohosh, la Garcinia cambogia, l’ashwagandha o ginseng indiano e il riso rosso fermentato. Delle 10mila persone intervistate, il 4,7% ha ammesso di aver assunto integratori contenenti uno tra i sei principi attivi nei 30 giorni precedenti senza consulto medico.
Quindi, 15 milioni di persone statunitensi hanno assunto delle sostanze rischiose per il fegato. Il numero di persone che ha assunto farmaci tradizionali che possono essere tossici per il fegato (statine o alcuni antinfiammatori non steroidei) è molto simile.
Ma gli autori dello studio non si sono fermati qui e hanno notato come la sostanza più amata sia la curcumica (consumata dal 3,46% del campione), seguita dal tè verde (1,01%), dall’ashwagandha e dalla cimicifuga (0,38%) e poi dal riso rosso fermentato (0,19%).
La curcumina viene scelta per trarre benefici su articolazioni e artrosi, il tè verde per migliorare le proprie energie mentre la Garcinia cambogia viene assunta per perdere peso. Gli autori con il loro studio hanno un duplice scopo: invitare i consumatori a consultare i medici prima di assumere integratori.
Come secondo poi, vogliono sollecitare i legislatori a regolamentare meglio tutto il settore: etichette più chiare su ciò che contengono gli integratori e come i clienti possano usarli.
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